In Italia ogni anno si registrano oltre 230mila fratture da fragilità. Se ne è parlato durante il 100° Congresso della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) in corso a Roma. Molte delle fratture da fragilità possono portare alla disabilità, alla perdita di autonomia e un aumento del rischio di mortalità. I problemi sono maggiori durante l’osteoporosi post menopausale e senile. Per diminuire il rischio di frattura da fragilità occorre puntare su una corretta alimentazione e attività fisica, sin dall’età pediatrica.
Le fratture da fragilità possono avvenire in qualsiasi segmento scheletrico – spiega Umberto Tarantino, professore e primario di Ortopedia e Traumatologia presso il Policlinico di Tor Vergata di Roma Tarantino – ma le sedi più frequentemente coinvolte sono il femore, le vertebre, il polso, l’omero prossimale, e la caviglia. Se si ha la sfortuna di incorrere in una frattura da fragilità il rischio di un’altra frattura è di oltre il 20%. Le donne con una frattura vertebrale hanno un rischio 5 volte maggiore di andare incontro a nuove fratture vertebrali e un rischio raddoppiato di andare incontro alla frattura del femore prossimale. Tale dato è destinato a crescere nei prossimi anni per il progressivo aumento dell’età media della popolazione.