Risale ormai al 2002 l’appello lanciato all’UNESCO e all’ONU per far diventare il cielo notturno Patrimonio dell’Umanità. Questo perché, già 13 anni fa, si riconoscevano le conseguenze disastrose che stava apportando e che avrebbe apportato l’inquinamento luminoso al nostro cielo.
All’epoca, molti enti ed associazioni firmarono la petizione e tutta la comunità Astronomica Internazionale (IAU) era d’accordo. Il cielo non venne, comunque, considerato Patrimonio dell’Umanità e, anche se lo fosse diventato, l’agire umano non l’avrebbe comunque riservato dall’inquinamento. Si è appreso che in Italia l’inquinamento luminoso aumenta del 10% ogni anno e questo dato tende ad aumentare man mano che ci spostiamo nelle grandi metropoli.
E’ stato calcolato, da un recente studio associato tra ricercatori e astronomi, che nel 2025 non riusciremo più a vedere le stelle di notte. Una grave, gravissima perdita per l’umanità tutta.
Sono state fatte di recente campagne per l’utilizzo intelligente dell’energia luminosa, per l’introduzione nelle città dei parchi stellati, delle giornate a luce-off, e per un’educazione delle nuove generazioni volta a salvaguardare la bellezza del cielo stellato. Immaginare un futuro diverso da quello prospettato dagli scienziati sembra difficile, il pensiero che turba di più non è solo alzare gli occhi al cielo un domani e non trovare più le stelle, ma anche spiegare ai propri figli e nipoti cos’erano le stelle e cosa si provava a vedere un cielo frastagliato da luminose stelle.