In presenza di un numero molto maggiore di cellule, come nel caso degli elefanti, si potrebbe facilmente pensare che le probabilità di ammalarsi e soccombere per un cancro sia molto superiore, ma in natura non è così. Si chiama Paradosso di Peto e prende il nome da uno studioso inglese che, per la prima volta, comprese come molti animali, anche di grandi dimensioni, incorrano in un tasso di mortalità causato dal cancro, molto inferiore rispetto all’uomo. Un fenomeno che ora potrebbe avere una spiegazione.
E’ la genetica che sembra abbia favorito la diversità di incidenza del cancro nell’essere umano rispetto agli animali. Due studi hanno infatti dimostrato come negli elefanti siano presenti ben venti copie di un gene indicato come un efficace “soppressore tumorale” (TP53) mentre negli uomini ne sono presenti solo due. Questo gene si attiva non appena un cellula, a seguito di un danno genetico, diventa cancerogena impedendone la diffusione o incoraggiandone l’autoditruzione. Il risultato è che una quota inferiore al 5% degli elefanti muore per cancro mentre negli uomini la percentuale schizza al 25%.