Sono ben 250mila i casi di ictus ischemico che si registrano nel nostro paese ogni anno. Una patologia davvero pericolosa che risulta la prima causa di disabilità nel mondo occidentale, la seconda di demenza e la terza di morte. Insomma un pericolo davvero grave nella nostra società, ma che potrebbe essere combattuto attraverso dei nuovi metodi di terapia. Si chiama trombolisi sistemica ed è un particolare trattamento che, attraverso la somministrazione di particolari farmaci, riesce a liberare l’arteria dall’ostruzione.
L’idea è quella di associare questa cura con il trattamento endovascolare che prevede la rimozione meccanica dell’ostruzione; un’operazione non invasiva ed in grado di abbattere notevolmente il rischio di ictus ischemico. Insomma una nuova frontiera della medicina in grado di ridurre il rischio di incorrere in una delle più pericolose patologie esistenti. “La trombectomia meccanica – dichiara Aldo Quattrone, il Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro – deve essere garantita attraverso l’introduzione di una figura del tutto nuova: quella del neuro-interventista“. Una nuova categoria di professionista che, attraverso la nuova tipologia di intervento, riesca a garantire nuove forme di cura all’ictus ischemico.