Il buco nero è uno degli elementi più misteriosi dell’Universo. Da Einstein che ne teorizzò l’esistenza ad Stephen Hawking che alcune settimane fa ha avanzato un’ipotesi originale, ogni scienziato cerca, a suo modo, di spiegarne il funzionamento e gli effetti che è in grado di avere sugli oggetti che vengono risucchiati al suo interno. L’ultima teoria, in ordine di tempo, è stata avanzata dal premio Nobel olandese Gerardus t Hoft che riprendendo il cosiddetto paradosso dell’informazione, ha avanzato una lettura del tutto particolare.
Il bordo dei buchi neri, secondo l’astrofisico, ha un funzionamento del tutto simile ad uno specchio. L’informazione che si avvicina a questo particolare punto viene quindi riflessa nello spazio, al pari di un raggio di luce. In sostanza la teoria dello studioso olandese prevede che l’informazione “non cada” né venga memorizzata all’interno del buco nero, ma ne venga respinta. Come prevedibile la supposizione di Hoft ha destato un vero e proprio vespaio con numerose critiche che sono giunte da più parti.