C’è poco da girare attorno all’argomento, a giorno d’oggi l’informazione scientifica in Italia è un vero disastro. Domani posso svegliarmi, inventarmi una teoria del complotto ed iniziare a divulgare e a crearmi una schiera di adepti, in quanto nessuno me lo vieta e, soprattutto, posso far leva sulla curiosità della gente comune che non riesce a comprendere la differenza tra scienza e fantasia. Per questo motivo abbiamo deciso di consultare il dottor Angelo Ruggieri, divulgatore scientifico residente in Abruzzo e membro dell’Associazione Bernacca, che da tanti anni impegnato nella lotta alla corretta informazione meteorologica e nella divulgazione della scienza, cercando di smascherare tutti coloro che per un pugno di soldi cercano di devastare (e purtroppo ci sono riusciti) la cultura scientifica del bel paese. Eccovi dunque la nostra intervista al dottor Angelo Ruggieri, che ringraziamo.
Come consideri l’informazione meteorologica e scientifica di questi tempi in Italia?
Purtroppo la scienza meteorologica, attualmente, è svilita dai alcuni “soggetti” presenti sul web che estremizzano, enfatizzano, terrorizzano ed allarmano con previsioni azzardate, titoli fuorvianti e sempre ingannevoli. I motivi di tutto ciò sono chiari e facilmente intuibili dalla maggioranza degli operatori di settore. Purtroppo non così evidenti alle persone comuni che vengono così ingannate su un argomento di alto valore scientifico, presente nella quotidianità di milioni di persone, in Italia e nel Mondo.
L’informazione scientifica ha lasciato così il posto a notizie confezionate ad hoc solo per avere visibilità e per creare profitto: ecco la meteorologia commerciale.
-Credi che in futuro si possa fare qualcosa per migliorarla? E come?
Non sarà facile correggere la rotta intrapresa, anche se un drappello di volenterosi, assieme a pochi, veri, meteorologi, tenta quotidianamente di restituire dignità a questa scienza meravigliosa per mezzo di una sana e corretta divulgazione. Dignità cassata da una banda di imbonitori che vende fumo in un Paese ormai suddiviso tra furbi e sciocchi. Personalmente, ritengo che uno dei mali assoluti che ostacola lo sviluppo della scienza sia la cattiva informazione. In qualsiasi campo scientifico si guardi, una scarsa cultura alimenta la diffusione di notizie che nascono dall’ignoranza, figlia di un disinteresse che nasce, a sua volta, dall’appiattimento intellettuale a cui ci ha costretto la società di oggi. Soltanto, quindi, riappropriandoci del metodo scientifico e dando ad esso voce che riusciremo ad avvicinare più gente alla meteorologia e svelare così i segreti di un mondo che può emozionare, che può incuriosire e che può appassionare, rimanendo anche entro quei limiti fino ai quali questa scienza è oggi arrivata. È doveroso raccontare il comportamento del tempo e del clima con serietà e consapevoli, talvolta, di poter sbagliare, cioè consapevoli di essere di fronte ad una prova di interpretazione di un sistema complesso che va oltre i limiti dell’intelletto umano.
-Quanto influisce il fatto che in Italia sia così facile “fare informazione”? Lei crede che bisognerebbe ostacolarla?
Direi che è un fatto positivo, perché dimostra ancor di più che questa è una Scienza alla portata di tutti, nel senso che tutti si possono misurare con questa scienza e contribuire a migliorarla. Certo come ogni cosa, quando diventa “popolare” e quindi assai diffusa, si trovano realtà eccellenti e altre discutibili, ma credo sia lo scotto da pagare a uno degli aspetti più belli che caratterizzano la Meteorologia, ovvero la sua capacità di essere “condivisa” da una moltitudine di gente. Purtroppo, dal punto di vista di un grande appassionato (quale mi ritengo), fa un po’ tristezza: ma capisco anche che per qualcuno la Meteorologia possa essere solo e semplicemente business, un bancomat da cui attingere e nulla più, e quindi… Tuttavia sono convinto che serietà e qualità a lungo andare paghino sempre: magari a volte ci vuole un po’ di tempo, ma alla fine la gente capisce sempre la differenza fra Scienza e cabaret (senza nulla togliere al cabaret)…
-In merito alle teorie complottiste, come mai molta gente è affascinata da esse e ripudia l’informazione fornita da enti e scienziati?
Per ciò che concerne la cosiddetta ‘Teoria del Complotto’ aveva probabilmente ragione un certo Michail Bakukin: “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà”. Non c’è arma più temibile del senso del ridicolo. Soprattutto per quanto attiene la “scienza”.
La sottile linea che divide scienza e scemenza affascina, purtroppo, l’immaginario di giovani ed adulti, suscitando curiosità e stupore. Un’evoluzione che defluisce nella convinzione che ciò che è verità per se stessi deve divenire verità universale anche per gli altri. Gente che diluisce e combina i propri umori arrivando a concepire pseudo teorie scientifiche le quali, attraverso una discutibile divulgazione da parte di media ed editori concilianti, danneggiano la cultura. Inoltre, come ripeto da sempre, le bufale hanno grosso un difetto: abituano il lettore a far prevalere il lato isterico-emotivo sul lato razionale, e dunque abbassano il quoziente intellettivo medio. La bufala fa leva sulla paura: della morte e delle malattie. Lo fa con una tecnica di suggestione, senza portare mai prove decisive per argomentare la propria teoria.
‘Dispiace’ contraddire sempre e comunque codesti autoproclamatisi ricercatori: la scienza ha delle regole precise. Cinque per cinque fa venticinque e se ‘loro’ sostengono che il risultato invece è 30 devono dimostrarlo. La scienza non deve dimostrare che le ‘Scie Chimiche’ sono una bufala. Sono i cosiddetti ‘ricercatori’ attivisti che devono dimostrarne l’esistenza seguendo, però, determinate regole. Servono prove documentate ma, soprattutto, disponibili alla comunità scientifica.