L’Emilia Romagna è quel pezzo di terra voluto da Dio per permettere agli uomini di costruire la Ferrari. Gli Emiliani-Romagnoli sono così. Devono fare una macchina? Loro ti fanno una Ferrari, una Maserati e una Lamborghini. Devono fare una moto? Loro costruiscono una Ducati. Devono fare un formaggio? Loro si inventano il Parmigiano Reggiano. Devono fare due spaghetti? Loro mettono in piedi la Barilla. Devono farti un caffè? Loro ti fanno la Saeco. Devono trovare qualcuno che scriva canzonette? Loro ti fanno nascere gente come Dalla, Morandi, Vasco, Liga. Devono farti una siringa? Loro ti tirano su un’azienda biomedicale.
Devono fare 4 piastrelle? Loro se ne escono con delle maioliche. Sono come i giapponesi, non si fermano, non si stancano, e se devono fare una cosa, a loro piace farla bene e bella, ed utile a tutti. Ci saranno pietre da raccogliere dopo un terremoto? Loro alla fine faranno cattedrali. [Il Resto del Carlino]
A distanza di tre anni dal primo forte terremoto in Emilia-Romagna, quello di magnitudo 5.9 della scala Richter delle ore 04:03, responsabile della morte di 27 morti e di oltre 350 feriti, decine di sfollati e danni per decine di miliardi di euro, l’Emilia-Romagna e l’Italia intera ricordano, silenziosamente (ed anche un po’ nell’indifferenza generale) la tragedia. Lo sciame sismico si portava avanti dal mese di Gennaio, ma è durante quella maledetta notte del 20 Maggio 2015 che la natura ha deciso di rilasciare tutta l’energia che si era accumulata nel sottosuolo, provocando questa forte scossa di terremoto. Gravissimi danni e vittime nella zona di Mirandola, Medolla, San Felice Panaro e Finale Emilia, comuni divenuti ormai tristemente noti a tutti, ulteriormente incrementati dalla forte replica di magnitudo 5.8, o forse 6.1 Richter, del 29 Maggio 2012, che fece altre vittime ed altri feriti. Solo in questa zona si produceva il 2.5% del Pil nazionale italiano, 20.000 furono gli sfollati. La ricostruzione è stata avviata con grande velocità, anche se molti hanno azzardato alcune teorie sulla ricostruzione fatta con chiare intenzioni di lucro (i danni sono stati stimati in 13 miliardi di euro). Ospedali, municipi, edifici pubblici, scuole, monumenti e chiese subirono danni seri, ma crollarono decine di aziende e capannoni industriali, seppellendo vive diversi lavoratori che stavano eseguendo turni notturni. Danni furono segnalati anche in provincia di Mantova, Rovigo e Venezia, oltre che in molte altre province limitrofe in Emilia-Romagna, specie in quella di Ferrara. Al momento non è ancora del tutto chiaro cosa è stato fatto e cosa manca di fare, alcune stime parlano di un 60% di edifici ricostruiti, per un totale di oltre 9.500 pratiche richieste o avviate. Attualmente ci sono ancora 410 fabbricati provvisori che sono tutt’ora utilizzati dagli sfollati, mentre erano 757 quelli predisposti inizialmente.