Nell’epoca dei droni e delle tecnologie ultraleggere, era ampiamente prevedibile che prima o poi venisse realizzato il prototipo di un drone biodegradabile. E’ stato realizzato da Ecovatite Design, ditta che ha eseguito questo prototipo basandosi su scarti per la progettazione di imballaggi. La notizia, non certo affascinante per chi usa abitualmente il drone per passatempo, svago o lavoro, può però interessare alle forze armate, in quanto potrebbe essere fatto precipitare in territorio nemico senza lasciare alcun segno. Il drone non è completamente biodegradabile: alcune parti come le eliche o la batteria non sono biodegradabili.
Può capitare che un drone si rompe e precipita mentre è in volo, in fase di esplorazione (spesso fornito di una telecamera, dato che molti appassionati lo comprano per poter fare riprese dall’alto), in questo caso il drone non arreca danni all’ambiente, ma precipitando può ugualmente causare qualche ferita ai poveri sfortunati malcapitati. Il drone biodegradabile è in parte idea dell’Ames Research Center della NASA, che ha lavorato a contatto con la Stanford University, l’Università del Michigan e appunto l’Ecovative Design, con quest’ultima che ha realizzato il micelio (la parte vegetativa dei funghi), uno speciale materiale che è stato ottenuto grazie cellulosa batterica, il tutto rivestiti da proteine clonate dalla saliva delle vespe cartonaie. Perfino i circuiti del drone sono biodegradabili, in quanto sono stati realizzati grazie a nanoparticelle d’argento stampate direttamente sulla cellulosa del drone.