La storia è stata compiuta due giorni fa: Mercoledì 12 Novembre, per la prima volta nella storia, un oggetto di fabbricazione terrestre ha toccato il suolo di un oggetto celeste differente da un pianeta, che in questo caso è una cometa, tutto questo alla sonda Rosetta che ha viaggiato per tanti anni nelle profondità dello spazio, alla ricerca di un punto d’approdo su questa cometa, la 67P Churyumov-Gerasimenko. La sonda Rosetta, dopo un accurato giro di perlustrazione alla ricerca di un luogo per l’approdo, il tutto durato dei mesi, ha sganciato il modulo Philae, che si è agganciato in una posizione piuttosto precaria sul bordo di questa cometa.
La delicatissima fase di atterraggio
Preoccupazione è stata subito espressa dagli esperti dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, che ha spiegato tuttavia che nessuna delle funzionalità del modulo è stata compromessa. L’atterraggio sembrava poter essere più semplice, ed invece il modulo Philae è rimbalzato per tre volte prima di toccare il suolo della cometa la 67P Churyumov-Gerasimenko. Il lander Philae ha toccato terra una prima volta, rimbalzando ad un’altezza di un chilometro, per poi ritoccare il suolo due ore dopo, rimbalzando nuovamente e toccando terra una terza volta. Il lander Philae si è stabilizzato sul bordo di un cratere, e si mantiene in una posizione leggermente precaria, tutto questo grazie al peso di questo lander (il campo gravitazionale della cometa è infinitesimale, quindi il peso del lander sganciato dalla Sonda Rosetta sta facendo bene il suo lavoro in questo momento.
La situazione precaria del lander Philae
Il lander, sparato due giorni fa dalla Sonda Rosetta, è in grado di operare, ma ha gravi limitazioni in tutto ciò. Ha inviato le prime foto della cometa alla Terra, ha analizzato le molecole complesse rilasciate nello spazio, ha effettuato un’analisi accurata della struttura interna dell’asteroide, ha ripreso dei video ed ha registrato il campo magnetico, ma le sue potenzialità sono alquanto ridotte, per una serie di motivi, Philae è in una posizione precaria. Philae non è aggrappato per bene alla cometa, potrebbe ben presto spiccare il volo, ma soprattutto una preoccupazione degli scienziati dell’ESA è quella che i pannelli solari non possono essere aperti per bene, perchè il lander si trova quasi in posizione verticale ed è in una zona molto in ombra, Il lander ha bisogno di una carica di 55 ore per essere al 100% delle sue funzionalità.
La preoccupazione dell’ESA
L’Ente Spaziale Europeo ha paura di perdere il lander Philae da un momento all’altro, magari dopo aver messo in funzione uno strumento appositamente azionato, con conseguenze potenzialme te fatali.Non sono stati azionati gli arpioni che permetterebbero al lander di aggrapparsi ancora di più alla superficie della cometa, perchè questi arpioni andrebbero sparati sulla superficie della cometa, causando forse un rimbalzo che potrebbe far staccare definitivamente il lander dalla superfice della cometa 67P. Otto dei dieci strumenti a disposizione nel lander sono a disposizione, ma il problema della mancanza di luce (una o due ore al massimo) resta quasi insormontabile. Come fare? Orientare i pannelli in modo ottimale oppure rischiare, far sganciare il lander ed effettuare una rischiosa manovra di riposizionamento. Philae resterà in vita almeno fino a Marzo, per entrare in fase di ibernazione forzata e risvegliarsi qualche mese dopo, prima di essere danneggiato irrimediabilmente dal calore sprigionato dal Sole.