E’ stato messo a punto un nuovo modello matematico che potrebbe vedere meglio le zone in cui, nei giorni prossimi ad una violenta perturbazione, potrebbero esserci i presupposti per un’alluvione, che sia “lampo” o che sia molto duratura. Un’alluvione lampo è una situazione di criticità dovuta a temporali violenti che stazionano nella stessa zona per diverse ore, proprio come accaduto in questi giorni sul nostro Paese, in particolar modo tra Piemonte, Toscana e Liguria, mentre altre alluvioni sono causate da temporali continui o precipitazioni battenti per ore e giorni, come accaduto su Roma tra 30 e 31 Gennaio 2014, o come accaduto sul Gargano all’inizio del mese di Settembre, sempre quest’anno.
Ecco il modello che potrebbe avvisarci prima di un’alluvione
Il modello matematico “anti-alluvioni” è stato messo a punto per la zona delle Ande Centrali, un’area montuosa e soggetta a frequenti alluvioni-lampo, intervallate da lunghi periodi di stabilità (ma ricordiamo che ci sono molte zone delle Ande settentrionali e centrali che sono tra le zone più secche del Pianeta) ma ancora non può essere sviluppato anche per l’Italia, una nazione che fa della presenza di montagne e di ostacoli orografici come uno dei punti più complessi nello stabilire una previsione a breve-medio termine. E’ stato descritto sulla rivista Nature Communication, ed il tutto è ad opera del team di scienziati e meteorologi coordinati da Lasnigo Boera, dell’Istituto tedesco per la ricerca sul clima a Potsdam (PIK). Stando ad una serie di prove, questo modello permetterebbe di arrivare ad un’affidabilità del 90% delle piogge alluvionali durante il periodo di El Nino, mentre per le altre configurazioni c’è ancora un po’ da lavorare. Di seguito vedremo perché questo modello non può essere applicato per l’Italia.
Perchè in Italia non può essere applicato
L’Italia, oltre ad essere un Paese con presenza di alcune catene montuose ed una moltitudine di microclimi fortemente differenti, si trova ad una latitudine in cui l’evoluzione del tempo è soggetta a decine di dinamiche diverse, anche molto tra loro, e ne basta una che cambia per originare una situazione di anticiclone invece di una di maltempo, ed è per questo che la meteorologia in Italia andrebbe messa in mano a professionisti, e non a persone che non hanno le adeguate competenze. Nella zona delle Ande Centrali, le configurazioni meteorologiche possibili comprendono un ventaglio minore rispetto che in Italia. Inoltre, la zona delle Ande Centrali ha corsi d’acqua che si riempiono in meno tempo, mentre in Italia un forte nubifragio-lampo può comportare l’esondazione di un grande fiume in appena 3-4 ore, come successo durante l’alluvione disastrosa a Firenze del 1966. In Italia, oltre a studiare alternative nella previsione di modelli matematici a scala ridotta, bisogna diffondere la cultura meteorologica ad ogni costo, bisogna spezzare qualsiasi forma di complottismo, in quanto quello che viene dato per “complotto” spesso è una cosa che accade raramente e che suscita curiosità e mistero (ma è spiegabile con canoni scientifici) e bisogna diffondere quali sono i rischi e come fare prevenzione.