Improvvisa eruzione di un vulcanello nell’area di Agrigento, è accaduto ieri mattina, e purtroppo hanno dovuto fare i conti, con quest’improvviso evento, due bambini di 7 e 9 anni. Si è trattato di un tragico incidente che poteva essere evitato oppure, come molto spesso accade, di un qualcosa che viene costantemente evitato ma che è soggetto alle imprevedibili leggi di madre natura? Il tutto si è consumato alle ore 12:30 di ieri nella riserva naturale di Macalube d’Aragona, un luogo lunare dove non c’è assolutamente nulla, ma dove ogni anno decine e decine di migliaia di turisti, abitanti e curiosi si recano per visitarlo. Uno dei vulcanelli freddi della riserva è esploso, eruttando fango, gas e materiale di ogni genere proprio dove erano due bambini ed il padre degli stessi, residenti a Joppolo Giancaxio. Nulla da fare per la figlia di 7 anni, si è tentato fino all’ultimo di cercare il bimbo di 9 anni, ma quando è stato trovato, sepolto dal fango, era già morto. La riserva, gestita da Legambiente, è stata messa sotto torchio, ma i dipendenti dichiarano che proprio pochi minuti prima erano stati fatti dei controlli e che mai si era verificata un’esplosione simile in tempi recenti. La procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta, mentre Rosario Crocetta (presidente della Regione Sicilia) ha ordinato a Protezione civile e al dipartimento Ambiente della Regione di chiudere immediatamente gli accessi alla riserva dove ci sono diversi vulcanelli.
Dove è avvenuto il fatto?
La riserva di Macalube d’Aragona in provincia di Agrigento è oggetto ogni anno della visita di circa 15.000 persone. Il vulcanello si trova in una zona della riserva in cui è consentito l’accesso ai visitatori senza precauzioni di ogni tipo. Il gestore della riserva di Macalube, dove ci sono i vulcanelli che di tanto in tanto esplodono e sconquassano il terreno, quasi “capovolgendosi” aveva chiuso la riserva circa un mese fa per due settimane, dato che alcuni controlli effettuati avevano rilevato un lieve margine di rischio, visto che erano state constatate delle lesioni nel terreno.
Come funziona questo fenomeno?
La collina dei vulcanelli è soggetta a veri e propri ribaltamenti nella riserva di Macalube, non lontana da Agrigento e dal mare. Il vulcanello incriminato si trova in cima alla collina, e l’esplosione ha provocato quello che in gergo è proprio un ribaltamento. La collina in pratica collassa su se stessa, creando una zona di fango che può raggiungere i 50-60 metri di diametro, e poi avviene l’esplosione al centro, infine il fango che c’è ai lati viene richiamato nuovamente verso l’interno, per dare origine ancora una volta al fenomeno del ribaltamento.
I vulcanelli: cosa sono?
La riserva dove si è consumata l’esplosione si chiama Macaluve di Aragona, dall’arabo maqlub, che significa appunto terra che si rivolta. Si tratta di vulcanesimo sedimentario, ed è molto simile ad un vulcano vero e proprio, solo che al centro c’è gas e fango liquido. Prima dell’esplosione di un vulcanello si hanno profonde fenditure nel terreno, con una collina che sprofonda su se stessa, ma dopo l’esplosione si ha il rimescolamento di questo fango presente ai lati. Si tratta di sacche di gas e sedimenti argillosi sottoposti costantemente a pressione, con un po’ di acqua salata che sta alla temperatura di circa 20/25°C. A volte il fango è così liquido che non si forma nessun vulcanello, altre volte come ad Agrigento, il fango è compatto e le esplosioni possono essere notevoli.