Sbagliare il nome di una persona: cos’è il ‘misnaming’ e quando è preoccupante

Lapsus al vertice Nato: dietro la gaffe del presidente degli Stati Uniti si cela il fenomeno del misnaming, un errore cognitivo frequente e studiato dalla psicologia.

Se esiste una figura con cui Zelensky non desidererebbe mai essere confuso probabilmente quella è Vladimir Putin. Tuttavia, è accaduto, e, come se non bastasse, a farlo non è stato un intervistatore qualunque ma il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. È successo ieri, 11 luglio, al vertice Nato di Washington: Biden stava per presentare al pubblico Zelensky, con tanto di elogio iniziale, poi qualcosa è andato storto. “E ora voglio lasciare la parola al capo dell’Ucraina, che è tanto coraggioso quanto determinato. Signore e signori, il presidente…Putin“. Ovviamente, per il presidente degli Stati Uniti le gaffe non sono una novità, ma questa volta l’errore è stato così clamoroso, che nel giro di qualche secondo lui stesso se ne è accorto, giusto in tempo per metterla sul ridere: “Presidente Putin! Dobbiamo sconfiggere Putin, sono troppo concentrato a sconfiggerlo“. Gaffe risolta (quasi) in un divertente siparietto con Zelensky. In realtà, chiamare una persona con un altro nome non è così strano – magari se sei il Presidente degli Stati Uniti e lo fai in pubblico non è l’ideale – anzi è un “errore cognitivo” molto frequente, indipendentemente dall’età. In inglese esiste un termine specifico per indicarlo: il “misnaming“. Alcuni studiosi di psicologia lo hanno esaminato per scoprirne le cause e capire se confondere i nomi delle persone possa essere il segnale di qualcosa più grave.

Che cos’è il misnaming


Confondere i nomi dei tuoi amici, chiamare il tuo fidanzato con il nome del tuo ex e perfino tuo figlio con quello del tuo cane: sono tutti esempi di misnaming e se ti è successo, anche più volte nella vita, tranquillo, è tutto nella norma. Si tratta di un fenomeno davvero molto comune, ma, nonostante ciò, poco studiato. Così nel 2016 un gruppo di ricercatori della Duke University, negli Stati Uniti, ha voluto approfondire meglio l’argomento alla ricerca delle possibili cause. Lo hanno fatto mettendo insieme cinque sondaggi condotti su 1.700 partecipanti. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Memory & Cognition: è emerso che il misnaming è “un problema cognitivo naturale e molto comune”, ha spiegato l’autrice principale Samantha A. Deffler. Più della metà degli intervistati ha detto infatti di averlo subito almeno una volta nella vita da un conoscente e addirittura il 95% ha confermato di essere stato chiamato con un altro nome da un familiare.

Perché sbagliamo i nomi

Lo studio cita i contesti in cui si può verificare frequentemente il misnaming. Non solo può succedere che un genitore (o un nonno) dica i nomi di tutti i figli (nipoti) prima di indovinare quello giusto, può capitare anche che lo faccia un insegnante con i propri alunni e, ancora, è normale anche confondersi con i nomi degli amici e dei partner.

Succede perché il nostro cervello organizza le informazioni in “unità semantiche” che si attivano per “facilitare il recupero di altri individui all’interno della stessa unità“. Tuttavia, a volte può succedere che quando si attiva un’unità semantica, le informazioni che si trovano al loro interno “possono portare a un innesco associativo e categorico quando si nominano individui strettamente correlati tra loro“.

Per un genitore i figli sono all’interno della stessa categoria semantica, così come i nomi di tutti i partner fanno parte della stessa categoria “relazioni” e così via per tutte le altre sfere emotive e relazioni della nostra quotidianità. In sostanza, nel nostro cervello si verifica un piccolo errore di selezione all’interno di un meccanismo normale, un po’ come quando pescando nel cassetto dei calzini prendiamo quelli neri anche se volevamo prendere quelli bianchi.

Quando dobbiamo preoccuparci

Si potrebbe pensare che questi errori siano un segnale della demenza o del morbo di Alzheimer, tuttavia gli studi condotti su quest’argomento sembrano escludere questa correlazione: “Non è detto che il fenomeno sia per forza un effetto del processo di invecchiamento, un giovane che chiama un partner con il nome di un altro partner reale o immaginario è altrettanto comune nell’immaginario della cultura popolare“, si legge nello studio.

Certo vanno fatte le dovute precisazioni del caso. Ad esempio, se questi errori diventano molto frequenti potrebbero essere il segnale di un forte stress mentale. Un altro discorso ancora va fatto se la confusione tra i nomi non rientra all’interno della stessa categoria semantica. La situazione che più merita attenzione e che potrebbe essere intesa come un campanello d’allarme – spiegano gli autori – è quella in cui le persone che commettono questi errori non si rendono conto di farlo, o se a questi si accompagnano altri segnali tipici della demenza o del morbo di Alzheimer.

Angelo Petrone

Angelo Petrone

Giornalista pubblicista, digital strategy, advertising, social media marketing, appassionato di arte, cultura e viaggi. Ho collaborato con diversi quotidiani di informazione locale e testate online. Scrivo su Scienze Notizie dal 2015.