Gatti, la ricostruzione storica: diffusi grazie ai Vichinghi

Il rapporto tra uomo e gatto è molto più antico di quanto si possa credere. Dalle origini della civiltà, nella cosiddetta Mezzaluna Fertile, i gatti hanno conosciuto una rapida diffusione per la loro capacità di tenere lontano i roditori dai granai. Una ricerca realizzata dall’Institut Jacques Monod di Parigi, ha permesso di risalire, attraverso le tracce di DNA di antichissimi gatti, alla loro presenza, costantemente al fianco gli uomini. Sono 209 i resti di felini analizzati dai genetisti, in oltre trenta siti archeologici tra Europa, Asia, Africa e risalenti da un’epoca di 15mila anni fa fino al Settecento.

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Le presenza conclamata di un gatto in una tomba sull’isola di Cipro antica di novemila anni e la mummificazione di vari mici in Egitto, sono le prime testimonianze, fino ad ora conosciute, della presenza di gatti. Ma la diffusione dei mici avrebbe seguito, passo passo, quella degli uomini e dell’agricoltura, a partire dal Medio Oriente da 12mila anni fa, per la protezione dei granai. Ma è la diffusione successiva nel nord Europa a rappresentare il fattore di maggiore sorpresa. Resti di gatti sono stati rinvenuti in sepolture in Germania risalenti al VIII-IX secolo, la loro funzione? Anche in questo caso era di proteggere le provviste delle navi dai topi.