Cinquantunesimo anniversario del disastro del Vajont

Erano le 22:39 del 9 Ottobre 2014, quando tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia si consumò una tra le peggiori catastrofi nella storia del nostro paese: il disastro del Vajont. Si è detto molto su quella notte, alcune verità scomode sono state diffuse, altre furono nascoste per sempre dallo scorrere incessante della pioggia e dalla furia di fango e roccia che, nel giro di pochi minuti, portarono alla morte di oltre 1910 persone, ma il bilancio finale non è mai stato reso noto. Di certo sappiamo solo che alle ore 22:39, a causa di qualcosa mai chiarito fino a fondo dalla magistratura o dalla coscienza umana, una buona parte del Monte Toc si riversò nel bacino d’acqua artificiale, venutosi a formare poco dopo dal termine della costruzione della diga del Vajont: immaginatevi 270 milioni di metri cubi di rocce e detriti che si riversano in pochi minuti in un bacino d’acqua, generando un’onda eccezionale, alta più di 100 metri,  provocando perfino una scossa di terremoto. Gli abitanti ricordarono di aver visto un flash che illuminò a giorno la zona per pochi secondi, furono gli elettrodi austriaci che entrarono i corto-circuito prima della frana.

Ecco cosa rimase del comune di Longarone all'alba del giorno dopo...niente

Ecco cosa rimase del comune di Longarone all’alba del giorno dopo…niente

La gigantesca frana generò due ondate: la prima fu spinta al centro della vallata artificiale, sfiorando il centro abitato di Erto, distruggendo Frasegn, Le Spesse, Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana e San Martino, provocando centinaia di vittime, la seconda provocò un’onda alta più di cento metri, che sfiorò l’abitato di Casso, superò la diga del Vajont (che incredibilmente ha retto bene) per poi precipitare a valle, seminando morte e distruzione. I sopravvissuti ricordano che, pochi secondi prima che l’onda si abbatte su Longarone, arrivò vento ed una nube di goccioline nebulizzanti. Longarone fu colpita in pieno, dato che si trovava esattamente davanti la diga del Vajont, qualsiasi cosa fu distrutta e trascinata via per chilometri. Furono distrutti anche gli abitati di Rivalta, Pirago, Fae e Villamova, oltre a Codissago nel comune di Castellavazzo. Una volta che l’onda perse la sua potenza iniziale, iniziò a scorrere a ritroso, distruggendo quelle poche costruzioni che erano ancora rimaste in piedi. All’alba, le televisioni di tutto il mondo accorsero per testimoniare a quello che resta uno dei peggiori disastri nella storia dell’umanità, tolti ovviamente i terremoti più violenti.