Litigi online e comunicazione non verbale

Vi siete mai chiesti perché nelle interazioni online la gente non fa altro che litigare? Quante volte avete letto qualcosa che vi ha fatto montare una tale rabbia che non vi siete potuti trattenere dal rispondere in maniera a dir poco sgarbata?

Litigi online e comunicazione non verbale

Litigi online e comunicazione non verbale

Qualunque sia la vostra esperienza, è bene che conosciate alcuni aspetti psicologici della mancanza di comunicazione non verbale, in modo da avere una visione a tutto tondo della questione.

Gesti e movimenti

Quando tra due o più persone si instaura una comunicazione, a contorno del puro messaggio verbale, si crea un contesto formato dai gesti, dalle espressioni e dalla posizione assunta dai vari interlocutori. Tutto questo fa parte della comunicazione non verbale e, che ci crediate o no, è un aspetto di gran lunga più importante delle parole che vengono dette.

Saper riconoscere i vari segnali che il nostro corpo tradisce durante una conversazione è uno degli insegnamenti che vengono impartiti nei corsi di comunicazione efficace.

Metterci la faccia

Considerate queste premesse, diventa assai chiaro il problema della comunicazione online: manca del contesto extra verbale che ci aiuta a comprendere appieno il messaggio che l’interlocutore vuole trasmettere.

L’esigenza di integrare la fredda scrittura con qualcosa di vagamente emotivo esisteva già nei primi anni ottanta, quando Scott E. Fahlman, per evitare che un commento umoristico potesse essere travisato, proponeva di usare la seguente sequenza di caratteri “:-)”, dando di fatto vita a quelle che a tutt’oggi chiamiamo emoticons.

Di seguito il testo della mail originale:

19-Sep-82 11:44 Scott E Fahlman : – )
From: Scott E Fahlman <Fahlman at Cmu-20c>

I propose that the following character sequence for joke markers:

: – )

Read it sideways. Actually, it is probably more economical to mark
things that are NOT jokes, given current trends. For this, use

: – (

Idealizzare l’interlocutore

Il nostro cervello, abituato ad una forma di comunicazione completa, prova ad immaginare l’aspetto ed il comportamento di chi scrive, tendendo a scegliere una forma ideale a seconda del contenuto del messaggio.

Ad esempio, se qualcuno commentasse in maniera negativa questo articolo, il mio cervello tenderebbe a creare di esso un’immagine mentale composta dai connotati di persone che reputo antipatiche.

Semi analfabetismo, analfabetismo di ritorno e pigrizia

Come se non bastasse l’assenza di un contatto fisico (perlomeno visivo), anche l’unico veicolo a disposizione per la comunicazione via internet, cioè la parte scritta, soffre di alcuni fenomeni, tristemente attuali, che ne degradano l’efficacia.

Basta fare un giro sui maggiori social network per rendersi conto che parecchie persone ignorano anche le più basilari regole della grammatica e dell’ortografia della lingua italiana, denotando di essere affetti dal cosiddetto analfabetismo di ritorno. Altri, invece, preferiscono risparmiare sull’uso del “ch” in favore delle “k” ma non badano a spese in fatto di puntini di sospensione, che spesso vengono usati in sostituzione di virgole ed altri segni di punteggiatura.

Mantenere la calma e scrivere bene

Alla luce di questo, il modo più conveniente per esprimersi online è tenere conto che, sia voi che i vostri interlocutori, avete a disposizione una quantità di informazioni molto limitata rispetto ad un confronto dal vivo, ed è quindi necessario scegliere le giuste parole, la giusta costruzione delle frasi, per fare in modo di trasmettere quello che realmente state cercando di comunicare.

I troll e l’arte del provocare

Forse vi soprenderà sapere (o forse nemmeno tanto) dell’esistenza di persone, o gruppi di persone, che si divertono a disseminare messaggi provocatori ed offensivi al fine di creare caos e liti virtuali (flame war). Si tratta dei cosiddetti Troll, i quali, protetti e rassicurati dall’anonimato che internet gli fornisce, sia per ragioni di disagio sociale che per ragioni economiche, mettono in atto, ove possibile, tutta una serie di azioni di disturbo, le quali possono sortire effetti come:

  • Perdite economiche, laddove l’azione sia condotta, ad esempio, nelle discussioni di una pagina a scopo commerciale
  • Perdite di utenti. La presenza eccessiva di Troll, in una comunità online, potrebbe spingere gli utenti ad abbandonarla
  • Confondere gli utenti diluendo con messaggi inutili le informazioni rilevanti.

Quali sono le azioni da intraprendere in caso ci si imbatta in un Troll? La più efficace è senza dubbio l’indifferenza poiché, nella maggior parte dei casi, quando un Troll non riesce ad ottenere il suo scopo tende a demordere.

Il giusto peso

Il world wide web (o internet, che dir si voglia) è un mondo relativamente giovane e ancora poco regolamentato. C’è da sperare che chi avrà il compito di legiferare sulla materia, abbia il buonsenso di dare alle cose il giusto peso. Pensate a cosa potrebbe succedere se ogni minimo insulto online venisse punito a norma di legge!

Tornando nel nostro piccolo, ricordate che essere a conoscenza dei retroscena psicologici di questo nuovo modello di comunicazione, potrebbe farvi risparmiare tempo ed inutili arrabbiature.

Spero vi sia piaciuto l’articolo, brutti pezzi di m***a!